Il Cappero (Capparis spinosa) è una specie originaria dell’area del Mediterraneo, dove cresce anche allo stato spontaneo. Appartiene alla famiglia delle Capparaceae. È spontaneo solo su substrati calcarei: nel suo ambiente naturale cresce sulle rupi calcaree, su vecchie mura, nelle fessure delle rocce, nelle pietraie, formando spesso cespi con rami ricadenti lunghi anche diversi metri.
Molto ricercato e apprezzato è il cappero dell’isola di Pantelleria tanto da fregiarsi del marchio di qualità Igp (Indicazione Geografica Protetta). Qui la coltivazione del cappero ha una lunga tradizione. Nel clima caldo e secco dell’isola e nei terreni di origine vulcanica il cappero trova l’ambiente più adatto al suo sviluppo. Il cappero è una pianta perenne suffruticosa. Il portamento è cespitoso, con fusto subito ramificato e rami lignificati solo nella parte basale, spesso molto lunghi, dapprima eretti, poi striscianti o ricadenti. Le foglie sono verde scuro, carnose e di forma ovale con fiori di grandi dimensioni di colori bianco e rosa con delicati riflessi violacei. Le foglie contribuiscono a far del cappero una valida pianta ornamentale. Il frutto è una capsula oblunga e verde con polpa di colore rosaceo. Contiene numerosi semi. A maturità si apre con una fessura longitudinale. Comunemente i frutti sono chiamati cucunci o cocunci. La fioritura è molto prolungata: da maggio a settembre si formano bottoni floreali ad ogni ascella fogliare. I boccioli, raccolti quando non sono ancora schiusi e poi conservati sotto sale o in salamoia, sono molto ricercati per il consumo alimentare. Il frutto, di sapore simile ma più delicato del cappero e anch’esso conservato sotto sale, sott’olio o sotto aceto è usato tradizionalmente per condire numerose pietanze, soprattutto a base di pesce.
Curioso è un metodo utilizzato dai panteschi (abitanti di Pantelleria) per incentivare la coltivazione dei capperi, che consiste nello “sparare” i semi di cappero con una cerbottana tra le fessure di un muro ben esposto.


