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Aromatiche

Santoreggia

Le zone d’origine della santoreggia (Satureja hortensis) sono l’Europa meridionale e centrale, l’India, l’Asia centro-occidentale, l’Africa meridionale: tutte regioni temperate e sub-tropicali. In Italia è presente, spontanea o naturalizzata, al Nord e al Centro, nelle zone aride. La specie comprende circa 30 tipi  e fa parte della famiglia delle Lamiaceae. Il suo nome deriva dal latino “satura” che significa intingolo, per le proprietà aromatiche molto apprezzate in cucina.

La santoreggia è una pianta annuale a portamento cespuglioso e fusto ascendente o eretto alto fino a 30-40 cm, poco ramificato. Le foglie sono opposte, lanceolate, strette, lucide e bordate da una leggera peluria. I fiori sono bianco-rosati, piccoli, raccolti in spighe all’ascella delle foglie. Fiorisce da luglio a settembre. Il frutto è un tetrachenio di colore nero.

Una varietà di santoreggia, la Satureja repandens o repanda, è utilizzata come pianta tappezzante: alta meno di dieci centimetri si espande rapidamente in larghezza, in modo compatto e ordinato, mantiene le piccole foglie in inverno, tranne dove gela, presenta minuscoli fiori bianchi e vive anche a mezz’ombra. Come pianta bassa si adatta  ad essere coltivata in giardini rocciosi.

Alle specie perenni appartengono la santoreggia montana (Satureja montana) e la Santoreggia cedrina (Satureja montana var. citrata); specie molto adatte a formare compatte e sempreverdi siepi nane.

Le foglie della santoreggia domestica, fortemente aromatiche, vengono usate per dare sapore a piatti di carne e pesce, farinacei e legumi. La santoreggia si trova inoltre come ingrediente in molte miscele di spezie, delle quali la più famosa è quella di «erbe provenzali».

Contiene inoltre olio essenziale molto utilizzato in profumeria.

 

Consigli utili

 

Esposizione: soleggiata e calda.

Coltivazione: la santoreggia, in quanto pianta rustica, non richiede cure particolari. Si adatta a qualsiasi tipo di terreno, meglio se sassoso o calcareo. Nei luoghi ove le temperature invernali sono molto rigide è consigliabile proteggere le radici con uno spesso strato di foglie. Cresce bene anche in vaso purché le sia garantito un substrato ricco.

Messa a dimora: la santoreggia annuale si riproduce per seme. Seminare direttamente in piena terra in primavera o in autunno La varietà perenne, per talea estiva o per divisione dei cespi in primavera e autunno.

Irrigazioni: abbondanti ogni 2 – 3 settimane o solo quando il terreno è ben asciutto.

Raccolta: la raccolta della santoreggia avviene in estate, nel periodo della fioritura, recidendo le parti aeree della pianta poco prima del livello del terreno ed eliminando parti secche e legnose.

 

 

Esposizione: soleggiata e calda.

Coltivazione: la santoreggia, in quanto pianta rustica, non richiede cure particolari. Si adatta a qualsiasi tipo di terreno, meglio se sassoso o calcareo. Nei luoghi ove le temperature invernali sono molto rigide è consigliabile proteggere le radici con uno spesso strato di foglie. Cresce bene anche in vaso purché le sia garantito un substrato ricco.

Messa a dimora: la santoreggia annuale si riproduce per seme. Seminare direttamente in piena terra in primavera o in autunno La varietà perenne, per talea estiva o per divisione dei cespi in primavera e autunno.

Irrigazioni: abbondanti ogni 2 – 3 settimane o solo quando il terreno è ben asciutto.

Raccolta: la raccolta della santoreggia avviene in estate, nel periodo della fioritura, recidendo le parti aeree della pianta poco prima del livello del terreno ed eliminando parti secche e legnose.

 

Malattie relative a questa pianta

Afidi

Parassiti

Sono insetti molto piccoli (gli adulti misurano in genere 2 millimetri) che, pungendo foglie e petali, causano macchie decolorate.
La forma alata è la prima ad infestare la coltura. Successivamente si hanno forme attere (senza ali) che daranno inizio alla colonia. Le colonie colonizzano le foglie più giovani e i bottoni fiorali provocando rallentamenti vegetativi e danni ai fiori.

Vedi scheda completa

Afidi

Parassiti

Sono insetti molto piccoli (gli adulti misurano in genere 2 millimetri) che, pungendo foglie e petali, causano macchie decolorate.
La forma alata è la prima ad infestare la coltura. Successivamente si hanno forme attere (senza ali) che daranno inizio alla colonia. Le colonie colonizzano le foglie più giovani e i bottoni fiorali provocando rallentamenti vegetativi e danni ai fiori.

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